07 Agosto

LAVORO

Whistleblowing: il dipendente che esercita attività investigativa non gode di nessuna copertura

07/08/2018

La Corte di cassazione penale, con la n. 35792 del 26 luglio 2018, si trova per la prima volta ad applicare la recente normativa in tema di whistleblowing e lo fa valutando la condotta del dipendente pubblico che compie atti di investigazione consistenti nell’utilizzo di credenziali altrui per accedere ai sistemi informatici dell’amministrazione al fine di acquisire prove di illeciti commessi sul luogo di lavoro. In relazione a tale condotta il dipendente in questione, che viene imputato del reato di accesso abusivo a sistemi informatici, si è difeso invocando l’applicazione della normativa sul whistleblowing (legge 179/2017) che, come noto, accorda al dipendente che denuncia illeciti di cui è venuto a conoscenza in occasione della propria attività lavorativa una speciale garanzia di non poter essere licenziato o di subire altre sanzioni o misure discriminatorie,  sul presupposto di aver agito al fine di denunciare illeciti commessi sul posto di lavoro. La Cassazione, nel rigettare la tesi del dipendente ricorda come la normativa in questione si pone l’obiettivo di impedire che chi denuncia possa, per questo, subire pregiudizi sul lavoro, mentre di contro nessuna norma pone in capo ai dipendenti un obbligo di attivarsi al fine di reperire prove di illeciti, mediante attività investigative.