13 Maggio

LAVORO

L’insulto al superiore gerarchico giustifica il licenziamento anche se il CCNL prevede solo una sanzione conservativa

13/05/2016

Con sentenza n. 9635 dell’11 maggio 2016, la Corte di cassazione ha affermato che la nozione di insubordinazione, tale da integrare il requisito della giusta causa di licenziamento, non può essere limitata al solo rifiuto del dipendente di adempiere la propria prestazione lavorativa, secondo le disposizioni impartite dal proprio superiore gerarchico, ma si estende anche a qualsiasi altro comportamento atto a pregiudicare l’organizzazione del lavoro all’interno dell’azienda. In particolare, sostiene la Corte, anche una critica rivolta ad un superiore con modalità esorbitanti dall’obbligo di correttezza formale dei toni e dei contenuti, è suscettibile di arrecare pregiudizio all’organizzazione aziendale, dal momento che l’insulto rivolto ad un superiore già di per sé sminuisce il grado di autorevolezza di cui, appunto, godono i superiori gerarchici. Secondo la Cassazione, inoltre, il fatto che il CCNL consideri giusta causa di licenziamento soltanto l’insubordinazione che si sia concretizzata in un’aggressione non solo verbale ma anche fisica, non può vincolare il giudice nel ritenere comunque sussistenza la giusta causa di licenziamento, essendo il magistrato libero di discostarsi dalle previsioni dei CCNL.